FORZA LICATA

STORIA DI LICATA

« Older   Newer »
  Share  
licatese 264 a.C.
view post Posted on 7/12/2010, 20:45 by: licatese 264 a.C.
Avatar

Tifoso Doc

Group:
Administrator
Posts:
2,641
Location:
Licata provincia della valle del salso

Status:


Le origini

Numerose indicazioni storiche indicano la città esistente già nel III secolo a. C., come dimostrato anche da recenti scavi archeologici, in cima alla Montagna.
A proposito delle origini della città esistono versioni contrastanti: alcuni sostengono che la città, in origine, coincideva con la colonia greca Gela, fondata da Antifemo di Rodi e da Entimo di Creta nel 690 a.C.
Altri scostengono invece la tesi per cui la città, chiamata Finziade, sarebbe stata fondata nel 282 a.C. da Finzia, tiranno di Agrigento, il quale, distrutta Gela, trasferì nel nuovo insediamento tutti gli abitanti della città sconfitta. I sostenitori di quest’ultima ipotesi fanno coincidere l’antica Gela con l’attuale città di Gela.

Fenici, Greci, Cartaginesi e Romani


Prima dell’arrivo dei Greci, il sito di Licata, tra il 12º e l’8º secolo a.C., fu frequentato dai Fenici, mentre alla fine del 7º secolo a.C., sul “Gelae Mons” (ovvero la collina di Licata), fu edificato, da parte dei Geloi, un fortino di guardia per presidiare la foce del fiume Himera.
Nel 6º secolo a.C., Falaride, tiranno di Agrigento, in guerra con Gela, occupò parte del territorio erigendo un avamposto fortificato.

Nel 4º secolo a.C. la città fu occupata dai Cartaginesi che rimasero fino al 256 a.C.. Fu in questo anno che si combattè, nel mare di Licata, durante la Prima Guerra Punica, la famosa battaglia navale di Capo Ecnomo (per Polibio la più grande battaglia navale dell’antichità), dove i Cartaginesi con 250 navi e 15.000 marinai affrontarono i Romani del console Marco Attilio Regolo, con al seguito 230 navi e 97.000 uomini fra soldati, e marinai. A seguito della battaglia, la città fu conquistata dai Romani vincitori. Sotto i Romani si espanse l’attività commerciale e con essa la dimensione della città.

Il primo cristianesimo e il periodo bizantino.

Il paleocristianesimo ha lasciato il segno della sua presenza nelle necropoli ricavate all’interno delle grotte nell’attuale quartiere di Santa Maria.
Il primo nucleo dell’attuale centro storico si sviluppò durante il periodo bizantino, attorno al castello a mare di Lympiados.

Arabi e Normanni

L’inizio della dominazione araba a Licata ha inizio nell’anno 827 d.C. quando la città fu conquistata dal cadì Asad. Tale dominazione durò più di duecento anni e si concluse con la conquista da parte dei Normanni, avvenuta il giorno 25 luglio 1086.

Durante il periodo Normanno Licata visse un’età felice: venne riconosciuta Città Demaniale (ovvero soggetta alla sola giurisdizione della Corona) e insignita dell’onorificenza di “Dilectissima” nel 1234 dall’imperatore Federico II di Svevia che le diede come emblema l’aquila imperiale che tuttora è il simbolo della città.

Angioini, Aragonesi e Spagnoli

Nel 1270 si instaura in Sicilia il regno Angioino. Licata, che conta circa 7.000 abitanti ed è soggetta a pesantissime vessazioni, partecipa alla rivoluzione dei Vespri Siciliani: guidati dai baroni Rosso e Bernardo Passaneto, i licatesi insorgono e vengono assaliti e saccheggiati i presidi francesi presenti in città.

Durante il regno di Alfonso I d’Aragona la città riceve il titolo di “Fidelissima” (1447).

Sotto la lunghissima dominazione spagnola, Licata, visse alterne fortune.

Un evento particolarmente drammatico fu quello che si ebbe nel luglio del 1553, quando la città venne saccheggiata e distrutta dal pirata Dragut (giacchè gli Ottomani, alleati dei francesi, erano in guerra con la Spagna).
In seguito a tali vicissitudini, alla fine del Cinquecento, furono ricostruite le mura e venne edificata una poderosa torre di guardia sulla sommità del colle Sant’Angelo (che domina a tutto’oggi la città).

Licata cominciò lentamente a rivivere e ciò grazie anche ad una immigrazione di cittadini maltesi (1565) approdati a Licata per mettersi in salvo dalle continue aggressioni della flotta ottomana.
Nonostante un periodo nefasto che ebbe a perdurare a causa della peste del 1625 e della carestia del 1647, successivamente, e per tutto il secolo XVII, la città si sviluppò sempre più all’interno della cinta muraria, interamente ricostruita, e vennero edificate numerose opere civili e religiose. La colonia maltese, incrementatasi ulteriormente per una nuova immigrazione avvenuta nel 1645, diede origine al primo borgo extra moenia di Licata (l’attuale quartiere di S. Paolo) sulle propaggini nord-orientali del colle Sant’Angelo, in prossimità dell’antica chiesa di Santa Agrippina, che in seguito fu dedicata a San Paolo, protettore di Malta.

Il porto diventò molto frequentato da parte di imbarcazioni di tutto il Mediterraneo, in special modo dai mezzi mercantili che venivano a rifornirsi di grano.

A cavallo tra il VII e il VIII secolo venne avviata una vasta opera di riqualificazione urbanistica in seguito alla quale venne ampliato il Cassaro. Lungo il Cassaro (oggi c.so Vittorio Emanuele), furono edificati diversi palazzi da parte delle principali famiglie patrizie, cosicchè venne a definirsi l’attuale connotazione barocca del centro storico. Nei primi anni dell’Ottocento si ebbe l’ultimo sbarco di pirati turchi che vennero però respinti.

Il Risorgimento

Nel 1820 Licata si sollevò contro i Borboni. La resistenza contro il re di Napoli fu guidata dal patriota Matteo Vecchio Verderame. Durante l’Impresa dei Mille, dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala, la città insorge ed invia un proprio contingente armato al seguito dell’Eroe dei Due Mondi. Il figlio di Garibaldi, Menotti, insieme a Nino Bixio, fu ospitato nella notte del 20 luglio 1860 nel palazzo del marchese Cannarella.
Dopo la cacciata dei Borboni, quando la città, come tutta la Sicilia, passò sotto il controllo del governo piemontese, Licata ospitò, in qualità di comandante della 9ª compagnia del 57º reggimento di fanteria, lo scrittore Edmondo De Amicis.

Dall’Unità d’Italia ai giorni nostri.

Negli anni compresi tra il 1870 e il 1872, furono costruiti il ponte sul fiume Salso, il porto commerciale, e diverse strade che permisero il collegamento diretto con le miniere di zolfo presenti nella parte interna del territorio. Furono realizzate cinque raffinerie, tra le quali la più importante d’Europa.

Le miniere e le attività commerciali ad esse connesse determinarono un grosso sviluppo socio-economico, creando un indotto che fece la fortuna della città. Licata divenne così residenza abituale di famiglie facoltose, nobili e borghesi, nonchè di numerose sedi consolari e questo favorì una intensa attività edificatoria, durante la quale furono costruiti numerosi palazzi e ville liberty, alcune delle quali furono progettate da Ernesto Basile ed affrescate da Salvatore Gregorietti.

Nel 1922 iniziano anche a Licata gli anni bui del fascismo che termineranno il 10 luglio 1943, quando la 3ª divisione di fanteria USA sbarcò sulle coste della Playa, prendendo possesso della città.

Prima la guerra e dopo la crisi dello zolfo (di ottima qualità, ma le cui caratteristiche imponevano l’impiego di tecniche di estrazione divenute poco competitive), determinarono un progressivo impoverimento del territorio, segnando una svolta in senso negativo per le condizioni economiche generali, che spinse molti licatesi ad emigrare verso il nord dell’Italia e verso altri Paesi, soprattutto in Germania, Belgio e Francia e, Oltreoceano, negli USA, in Argentina ed in Venezuela.

Fortunatamente, nonostante una situazione economica disastrata e uno sviluppo edilizio abnorme e non regolato nelle periferie (soprattutto tra gli anni ’70 e ’80), Licata ha conservato gran parte del suo patrimonio artistico, monumentale e naturale, che oggi costituisce la sua ricchezza più grande.
Il clima (temperatura media annua 18ºC, pioggia media annua 430 mm), il mare pulito, e la bellezza del centro urbano ne fanno una tappa da non mancare in un tinerario turistico in Sicilia.
fonte: www.viverelicata.it/
 
Top
11 replies since 9/4/2010, 17:47   3728 views
  Share