FORZA LICATA

GLI ANNI SESSANTA

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LICATESE ODIATO E FIERO
view post Posted on 16/8/2009, 14:40 by: LICATESE ODIATO E FIERO




Gli anni '60 iniziano per la nostra città sotto il segno della crisi. Chiuse ormai da anni le miniere di zolfo, l'economia cittadina si ferma. A testimonianza dei fasti che furono restano solo le imponenti costruzioni in stile liberty del centro storico e le bellissime ville della collina. Le nuove emergenze sono la mafia, che comincia a seminare terrore tra le strade, la mancanza di lavoro e la conseguente emigrazione di molti giovani verso l'America. Poi c'è la crisi idrica, che mette in ginocchio un intero paese e che porterà alla nascita del "Comitato Acqua" (1966), presieduto dal prof. Ernesto Licata. Nelle case manca ancora la televisione e la gioventù passa le giornate affollando i sei cinema licatesi (Corallo, Supercinema, Roma, Arena Olimpia, Ercole e Verbena), dove con venti lire si riescono a vedere anche tre film.
In campo calcistico, dopo aver sfiorato la promozione nel campionato 1958/59, i giallo-blù ci riprovano l'anno successivo, quando una serie di brillanti prestazioni e di risultati positivi consente agli uomini di mister Caruso di concludere il campionato a pari punti con il Mazara. Per la promozione in quarta serie sarà, pertanto, necessario uno spareggio, che si disputerà il 18 aprile 1960 (lunedì di Pasqua) sul neutro di Bagheria.
Il Licata scende in campo con Lanzafame, Tissi, Dalla Pietà, Calcagno, Puccio, De Bellis, Capri, Bifarelli, Di Pietro, Fonte e Leonardi.
Sarà un giorno infausto per i gialloblù, che verranno sconfitti con un secco tre a zero. Eroe della giornata è l'attaccante mazarese Berlasso che, con una strepitosa tripletta, si riscatta dall'opaco campionato fino ad allora disputato.
Svanito il sogno della promozione, la stagione seguente (1960/61) il presidente Sapio ingaggia Renato Antolini, nativo di Roma, ma che in Sicilia era arrivato già ai tempi della seconda guerra mondiale, quando aveva indossato la maglia della Juve-Palermo. Nel Licata giocherà da ala destra, così come faceva in maglia rosanero. Con lui arriva anche un suo pupillo: Alfredo Moschen, una giovane promessa. Di quel centro mediano si interessa anche il Palermo, ma l'offerta dei rosanero (circa 300 mila lire) non convince la società gialloblù, che lo tiene per l'intera stagione. L'anno successivo il calciatore verrà ceduto al Cantiere Navale. E proprio con la seconda squadra di Palermo il giovane Moschen otterrà i primi riconoscimenti, con la convocazione nella Rappresentativa Siciliana Dilettanti e nella Nazionale Dilettanti (giocherà a La Coruna contro la Spagna ed a Stoccarda contro la Germania). Quindi approderà in serie cadetta col Palermo.
La stagione 1963/64 è senz'altro negativa per i colori giallo-blù. L'Unione Sportiva Licata fallisce ed al suo posto nasce l'Associazione Sportiva Licata. Fanno parte di quella rosa Scrimali, Faraci, Buscemi, Amato, Di Liberto, Graci, Guttadauro, Incorvaia e Gatì.
Clamorose sono le pesanti sconfitte rimediate alla Favorita di Palermo contro la Juventina (15-0), contro il Cantiere Navale, sul campo dell'Acquasanta (8-0) ed a Castelvetrano (10-0). In quell'anno, dopo un 2-2 in casa con la Termitana, ormai abbandonato da tutti, il Licata si ritira mestamente dal campionato.
E' un momento difficile per i colori gialloblù: Angelo Alabiso e Pippo Bifarelli sono spesso costretti a girare per le case della città, nel tentativo di convincere qualche ragazzino ad indossare in trasferta la maglia del Licata. "Allora, dice Felice Faraci, bastava presentare il nome dei giocatori qualche ora prima dell'incontro per poter giocare. Io e Scrimali eravamo sempre pronti a dare la nostra disponibilità, lo facevamo per puro divertimento e non certo per soldi". "Anzi, conclude Faraci, spesso si trattava di imprese eroiche, se si pensa che dopo lunghi viaggi in treni fatiscenti mangiavamo una bistecca fredda ed un pò d'insalata prima di scendere in campo contro squadroni agguerriti".
Sono, dunque, quelli anni tristi e difficili per la società e per la squadra, anni fatti di ristrettezze economiche, ma le pesanti sconfitte non devono far pensare ad una squadra di bassa qualità. Nel Licata vi sono parecchi giocatori di buon livello, ma ciò che influisce sul rendimento sono le condizioni di vita di quei giocatori: alcuni, dopo intere nottate passate a lavorare, stanchi e senza nemmeno allenarsi, vanno a giocare; altri, come Enzo Damanti, Domenico Cipriano e Felice Faraci, dopo le ore trascorse tra i banchi di scuola dell'istituto tecnico, raggiungono i campi del palermitano solo per amore del pallone e della maglia.
In questo momento di grande crisi emerge la figura di Angelo Alabiso. Di lui si è parlato e si parla poco, per via del carattere schivo, discreto e silenzioso. Ma sarà uno dei pilastri del calcio licatese di quegli anni. Nato a Licata, dove vive tutt'ora, Alabiso inizia il suo rapporto con il Licata Calcio quasi per caso. Un giorno, mentre presidente e sindaco della città era il cav. Angelo Sapio, Alabiso viene contattato da Peppe Vecchio, il quale ha avuto l'incarico di ricostruire la squadra. Da quel momento Alabiso legherà il proprio nome a quello del calcio licatese, ricoprendo nel tempo i diversi ruoli di commissario, dirigente, ma anche di magazziniere, massaggiatore ed accompagnatore.
Negli anni 1965/66 si alternano a Licata ben quattro sindaci: Angelo Sapio, Giovanni Saito, ancora Sapio ed, infine, Domenico Maragliano. La profonda crisi economica ed occupazionale, che vede la campagna, il porto e la pesca in abbandono, si ripercuote ancora una volta sulle vicende calcistiche, dato che solo grazie a Tanino Fazio ed ai soci dell'Interclub, il Licata riesce a partecipare al campionato di I Categoria, concludendolo, tuttavia, con un ottimo secondo posto alle spalle dell'Empedoclina.
La vittoria del torneo non sfugge, però, nella stagione successiva, quando il Licata vince il torneo di II Categoria, girone D, dopo un memorabile testa a testa con il Comiso. Da ricordare lo scontro diretto a Mazzarino, che i gialloblù disputano una settimana dopo la sconfitta di Comiso, che sembrava aver compromesso le sorti del campionato. Divertente il siparietto tra Bifarelli e Parla alla fine del primo tempo negli spogliatoi. L'estroso attaccante dirà: "Mister, faccio una tripletta, ma poi abbandono il campo". La partita si chiude per 3-0, con una tripletta proprio dell'attaccante Parla che, tra le risate generali, dopo il terzo gol, lascia davvero il terreno di gioco.
Questa una delle formazioni di quell'anno: Biondo, Schembri, Vicari, Amato, Gueli, Bifarelli, De Caro II, Di Grazia, Marino, Parla, De Caro I.

Continua................
 
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